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CulturaGuglionesi
Pubblicato in data 9/2/2017 ● Click 1614

Lettera aperta...


Lucia Lamanda © FUORI PORTA WEB

Quasi ogni giorno leggiamo o sentiamo notizie di giovani ragazzi che per un motivo o per un altro scelgono di togliersi la vita . L'ultima è quella di Michele, giovane trentenne di Udine che piuttosto che vedersi morire giorno per giorno ha scelto di farlo una volta per tutte. Prima di congedarsi da questa vita però , ha voluto dar sfogo e voce a quelle parole che per tanto tempo sono restate mute ( ma non nella sua testa) , accrescendo il suo disagio interno ed il suo malessere quotidiano. Nella lettera d'addio che ha lasciato ai suoi genitori , ha raccontato con estrema lucidità il perché e cosa l'abbia spinto ad optare per una decisione ponderata a lungo, drastica ed irreversibile, come quella di togliersi la vita.
Nel farlo ha usato parole forti, accuse pesanti come macigni nei confronti di questa società nella quale ognuno di noi si accontenta di occupare un posticino e ,solo ad alcuni , poco importa se meritevoli o meno, è permesso occupare una posizione di prestigio e di potere del quale farà uso per decidere del futuro di tanti altri.
Ha utilizzato la stessa durezza che non ha mai accettato ogni volta che si è sentito dire NO..senza aver mai avuto l'opportunità di dimostrare se e quanto valesse.
Leggere le sue parole mi ha scosso e turbato profondamente come persona ma soprattutto come genitore. Il suo scritto è un atto d'accusa di alto tradimento non solo alla sua persona, ma verso tutti i nostri giovani che non avendo scelto neppure di venire al mondo , sono costretti a vivere una vita che non c'è, non esiste, perché pregare per un domani migliore e sperare che magari qualcosa possa ancora cambiare, non è vivere.
Da madre di tre ragazzi mi sento particolarmente coinvolta in questa ennesima tragedia che ancora una volta poteva essere evitata .Se solo riuscissimo a tirar fuori la grinta che serve per riprenderci ciò che ci siamo lasciati soffiare da sotto il naso, potremmo restituire il futuro e la vita che i nostri figli meritano e che gli promettemmo ,nel momento in cui vennero al mondo .
È indubbio che nella situazione economica, politica e sociale in cui versa il nostro Paese in questi ultimi anni, nulla di tutto ciò che spetterebbe di diritto ai nostri giovani , ai i nostri figli , è ancora a loro disposizione. Li educhiamo al rispetto del prossimo e delle regole , ma né il prossimo né le regole hanno più senso e rispetto per i nostri ragazzi. Lasciamo che crescano con l'illusione che da grandi riusciranno a conquistare il proprio "posto al sole " perché sono in gamba, lo meritano e l'ambizione premia. I sacrifici, le rinunce e la buona volontà verranno ricompensati , sempre. Ma poi lasciamo che vengano umiliati dai tanti no detti a prescindere o nascosti dietro finte promesse , ogni volta sempre più dolorosi , come calci presi sugli stinchi . Dalle tante porte in faccia sbattute con lo stesso vigore di un pugno sferrato nello stomaco . Crescono , ma non sanno più cosa vogliono o posso desiderare di avere .
Privati ormai di ogni aspettativa perché
consapevoli che qualunque progetto o sogno non potrà mai realizzarsi .Arrendevoli alla realtà perché non ci sono alternative.
Piangono, soffrono e la sensazione di essere inutili, dei falliti cronici , avvelena i loro pensieri facendo tracollare l'autostima ed aumentare le paure . Sempre più spesso
rimproverati perché si vorrebbe facessero di più, pretendendo che l'insoddisfazione e le umiliazioni siano uno stimolo ulteriore a migliorare, ad esigere di fare meglio, dimenticando i limiti che ognuno di noi ha e che a volte ciò che per molti è il "minimo " , per altri "il minimo" è il meglio che riescono a fare.
Spinti al massimo fin da piccoli da quelle che fondamentalmente sono più nostre esigenze che loro desideri , convincendoli che ciò vogliono sia davvero ciò che realmente hanno sognato da sempre .
Come possono i nostri figli pretendere di farsi strada nella vita ed avere il rispetto che meritano quando i primi ad annullare la loro personalità, infrangere i loro sogni e cosa ancor più grave, non aver fiducia nelle loro capacità sono proprio i genitori?!
Bisogna fare qualcosa di concreto e con estrema urgenza affinché i nostri figli, il nostro futuro, non trovi nella morte l'unica alternativa a questa vita anche così imperfetta .
È un atto dovuto non solo ai tanti ragazzi come Michele che disperatamente hanno cercato di resistere alla crudeltà della società che li ha costretti a scegliere tra la vita e la morte, ma
un gesto di responsabilità di noi genitori nei confronti dei nostri figli che ,nonostante siano consapevoli della nostra incapacità di agire e reagire alle ingiustizie , ribellarsi alle istituzioni che con leggerezza e menefreghismo assoluti, continuano a derubarli del loro futuro , della loro libertà di scegliere di vivere e non morire, ancora confidano nel nostro senso di protezione .
Ai miei figli, così come a tanti altri ragazzi, chiedo scusa . Chiedo umilmente scusa per non essere stata capace di evitare che venissero derubati dei loro diritti , dei sogni traditi e feriti delle promesse non mantenute. Scusa per non aver impedito che il cinismo si impossessasse di gran parte della società così attenta all' apparenza che alla sostanza . Chiedo scusa per aver barattato la coscienza e la conoscenza con il benessere e la superficialità.
Perdono per non aver impedito che la Morte illudesse le giovani e fragili anime che correrle incontro e stringerla in un perenne abbraccio , avrebbe segnato la loro rivincita su questa vita asservita alle futili esigenze di una società che non merita più le loro lacrime .


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