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CulturaGuglionesi
Pubblicato in data 30/11/2016 ● Click 1155

Il leader della sinistra del Pd, Pier Luigi Bersani, e il solipsismo del governo


Pietro Di Tomaso © FUORI PORTA WEB

L’intervista di Goffredo De Marchis (la Repubblica, 30 Novembre 2016) al leader della minoranza Pd è molto significativa. In via preliminare desidero dare qualche notizia (tratta da Wikipedia) sulla biografia di Bersani. Si è laureato con lode in filosofia all’Università di Bologna nel 1974, con una tesi sulla storia del Cristianesimo, centrata sulla figura di Papa Gregorio Magno. Dopo una breve esperienza da insegnante, si è dedicato completamente all’attività amministrativa e politica. Eletto Consigliere regionale dell’Emilia-Romagna per la circoscrizione di Piacenza nel 1980, verrà sempre rieletto fino al 1996, assumendo incarichi di assessore in giunta regionale dal 1980 fino al 1990 quando ne diventa vice presidente. Successivamente viene eletto presidente della Regione Emilia-Romagna. Nel 1995 le prime elezioni con l’indicazione diretta del presidente, Bersani viene eletto dal 54% dei cittadini che hanno votato la lista di centrosinistra “Progetto Democratico”. Dal 18 maggio 1996 al 22 dicembre 1999 ricopre la carica di Ministro dell’industria, del commercio e dell’artigianato nel Governo Prodi e nel Governo D’Alema. Dal 17 maggio 2006 all’8 maggio 2008 ha ricoperto la carica di Ministro dello sviluppo economico nel Governo Prodi II. Il primo decreto Bersani, detto anche “decreto sulle liberalizzazioni” toccano molti settori. Non di minore impatto sociale il Decreto sulla Surroga dei mutui, il quale consente ai titolari di mutui ipotecari di fare la portabilità del finanziamento, sovente a tassi migliori. Nel 2009, Bersani vince le elezioni primarie e viene eletto segretario nazionale del Pd (…). Il 4 maggio 2015 è tra coloro che votano ‘No’ all’Italicum, la nuova legge elettorale approvata dalla camera. Successivamente guida la “minoranza dem” all’interno del Partito Democratico, opponendosi ad alcune decisioni del premier Matteo Renzi. Il 10 ottobre 2016 dichiara la sua posizione in merito al Referendum per le riforme costituzionali affermando di aver deciso di votare “No” e sostenere la campagna per il “No”. Entra con tale scelta in disaccordo con il segretario del Pd Matteo Renzi. Tornando all’intervista di De Marchis diciamo subito che Bersani chiede un voto libero da paure. <<Se vince il ‘No’, il governo tecnico di Renzi può tranquillamente andare avanti. Ha più di un anno per correggere la rotta>>. Non doveva fare campagna elettorale per il ‘No’(<<ma sono rimasto – stigmatizza Bersani – sconcertato dai toni e dai modi con cui è stato proposto il ‘Si’>>). Inoltre, Bersani aggiunge: <<Squalificare sul piano personale chi non la pensa come te è una cosa di altri tempi. Fu rottamata assieme allo stalinismo>>. Riferendosi alla biografia di Savonarola, Bersani precisa: << Sotto i Medici, nessuno si accorse che il popolo ribolliva finchè non arrivò Savonarola. Purtroppo un nuovo Savonarola può venir fuori anche qui>>. In merito agli allarmi sui mercati in previsione di una vittoria del ‘No’ Bersani sottolinea <<L’altroieri, per fortuna ci sono state due dichiarazioni. La prima, del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che ha precisato : io ci sono. La seconda, di Roberto speranza, che a nome dei deputati della maggioranza di governo schierati con il ‘No’ ha assicurato: non ci saranno vuoti di potere>>. Bersani aggiunge: <<Gli italiani votino in piena libertà e secondo convinzione… Poi, Renzi e Padovan dicano chiaramente che sulle banche è pronto un piano B (…), in caso, può intervenire la mano pubblica. Se serve, si fa. Senza tante balle>>. Alla domanda dell’intervistatore: Se vince Renzi, si va subito alle urne? Risposta: <<Temo di sì, con l’Italicum in vigore. Prenderebbe velocità la strada delle elezioni e porterebbe a un cambio della forma di governo sbagliato e pericoloso. Nascerebbe un governo del capo proprio nel momento in cui il mondo si riempie di capi problematici>>. Pier Luigi Bersani sottolinea, altresì, che “Il solipsismo del governo è una delle sue principali debolezze. La solitudine lo consuma e gli fa perdere il senso della realtà. Questo esecutivo… può essere forte non se vince il referendum ma se si connette, nel profondo, con la società. Aprendosi a una discussione, a una riflessione sull’agenda Mondo… sul distacco tra ceto medio ed establishment, sul ripiegamento della globalizzazione… >>. L’ultima domanda dell’intervistatore : “Assisteremo alla scissione, se vince il ‘Si’ ?” <<Lo escludo assolutamente… In ogni caso si combatte nel Pd e per il Pd>>. In chiusura mi piace sottolineare la rilettura di Savonarola “finchè non arrivò lui, sotto i Medici nessuno si accorse che il popolo ribolliva”. (Infine ‘Solipsismo’, ovvero “atteggiamento di chi risolve ogni realtà in sé medesimo”).


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