8/8/2018
Termoli
Diocesi Termoli-Larino
Cultura
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"Incipt. Radici e arte di un popolo", mostra d'arte per i 500 anni dei croati in diocesi

Un viaggio attraverso il tempo, tra radici e arte, a 500 anni dalla venuta dei croati nella cinquecentesca Diocesi di Termoli. "La Bibbia - scrive nella presentazione al catalogo d'arte sacra mons. Gianfranco De Luca, Vescovo della Diocesi di Termoli-Larino - può essere accolta anche come la narrazione dell’uomo in esodo alla continua ricerca di Dio il cui volto, scrive santa Teresa di Gesù Bambino, è “La sola mia patria”. Da quando Adamo ed Eva vengono allontanati da Eden, il cammino umano è la continua ricerca di quella terra dove Dio ci ha creati e amati.
Abramo, fidandosi di Dio, esce dalla sua terra e va (cfr Gn 12, 1 ss) e trova un luogo in cui stare. Tanti sono ancora gli esempi biblici da portare.
È particolarmente affascinate la lettera che il profeta Geremia scrive, a nome di Dio, agli ebrei che vivono in Babilonia: “Così dice il Signore degli eserciti, Dio d’Israele, a tutti gli esuli che ho fatto deportare da Gerusalemme a Babilonia: Costruite case e abitatele, piantate orti e mangiatene i frutti; prendete moglie e mettete al mondo figli e figlie, scegliete mogli per i figli e maritate le figlie, e costoro abbiano figlie e figli. Lì moltiplicatevi e non diminuite. Cercate il benessere del paese in cui vi ho fatto deportare, e pregate per esso il Signore, perché dal suo benessere dipende il vostro” (Ger 29, 4-7). L’invito del profeta ha condizionato l’agire del popolo ebraico e delle comunità cristiane che, lungo i secoli in tutte le longitudini e latitudini, hanno vissuto l’esperienza dell’esodo.
Nel “Nabucco” Giuseppe Verdi ha saputo mettere in scena la nostalgia di Israele deportato, la sua capacità di tornare, almeno con il pensiero, nella terra dei padri come nel grembo materno, e contemporaneamente la disponibilità a lasciare che Dio compisse la sua opera. Verdi ha interpretato tutti i sentimenti che passano per il cuore di chi emigra.
I popoli che sono giunti dall’Adriatico cinquecento anni fa in queste terre hanno vissuto l’esperienza della diaspora, così come Geremia invita a fare.
Celebrare la presenza delle comunità slave nella Diocesi di Termoli–Larino attraverso la bellezza è il modo per celebrare l’opera di Dio in queste comunità e tra noi.
La bellezza è il segno grande che Dio “non ci lascia soli nel cammino, ma è vivo ed operante in mezzo a noi. Come ha guidato il popolo nel deserto, cosi lungo il tempo, con la luce dello Spirito, accompagna la sua Chiesa pellegrina nel mondo e per mezzo di Gesù, ci guida nei sentieri del tempo alla gioia del regno” (cfr. Prefazio P. E. V/A).
La nostalgia della terra dei padri non ha impedito il progetto di Dio e attraverso la bellezza per il culto cristiano celebra quel Dio che “ha chiamato e fatto uscire Abramo dalla sua terra per costituirlo padre di tutti i popoli, attraverso Mosè ha guidato il popolo alla terra promessa, ha mandato il suo Figlio come ospite e pellegrino in mezzo a noi e dona il suo Spirito per fare di tutte le nazioni un solo popolo nuovo che ha come patria il Regno,come condizione la libertà dei figli e come statuto il precetto dell’amore” (Prefazio comune VII).
Scrive papa Francesco: “Non esiste piena identità senza appartenenza a un popolo” (G. E. 6); conservare l’identità di popolo e contemporaneamente collaborare al benessere dei luoghi in cui il Signore ci pone, è la vera integrazione che sfida il tempo e lo spazio.
Attraverso la bellezza della santità, espressa nelle opere in esposizione nella mostra d’arte sacra diocesana, le varie comunità slave, che si sono insediate in queste terre, hanno cercato e contemporaneamente espresso “Il volto più bello della Chiesa” (G. E. 9), alla quale tutti noi apparteniamo come Corpo di Cristo.
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Il catalogo d'arte sacra presenta le specifiche salienti dell'XI mostra diocesana, nell'edizione 2018 presso il Palazzo Vescovile in piazza Duomo a Termoli (dal 21 luglio al 25 agosto, ore 21.30/23.30, ingresso libero).
 

 

Catalogo d'arte a cura di ARS idea studio



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