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16/9/2017
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Roma
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Redazione MA
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Libro
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"Un’idea di teologia fondamentale", la 12a monografia di mons. Antonio Sabetta
[A. SABETTA, Un’idea di teologia fondamentale tra storia e modelli,
prefazione di G. Lorizio, Studium, Roma 2017, 458pp]
La peculiarità della fede cristiana da sempre si è espressa nell’esigenza
avvertita e presente già nel Nuovo Testamento di “rendere ragione della
speranza”; accanto al credere, i cristiani hanno sempre tentato di dire sia a
loro stessi sia soprattutto a quanti non credevano, i motivi per cui invece loro
avevano aderito a quella fede. Questo dare ragione ha attraversato i secoli, dai
tempi delle persecuzioni fino ad oggi, articolandosi in categorie,
sottolineature ed accenti diversi a seconda dei contesti e degli interlocutori a
cui si cercava di mostrare la ragionevolezza e la plausibilità della fede
cristiana.
Il cristianesimo ha sempre rifiutato l’idea di un “credo quia absurdum”
sostenendo invece che la fede cerca l’intelligenza, cioè può essere compresa ed
è intellegibile. Accanto al tentativo dei singoli cristiani, è nata anche una
disciplina teologica che nel cuore del suo riflettere a messo a tema le ragioni
della fede rispondendo alla domanda circa il perché un uomo dovrebbe credere e
perché la rivelazione cristiana si autocomprende come l’esperienza che incontra
il bisogno d’infinito e il desiderio di Dio che gli uomini hanno permanentemente
manifestato nella storia. Allo stesso tempo, la teologia fondamentale – questo
il nome della disciplina un tempo meglio nota come “apologetica” – si è
impegnata a rispondere alle obiezioni di chi ha visto o la religione in generale
o il cristianesimo in particolare se non una menzogna quanto meno qualcosa senza
pretesa veritativa e senza utilità per l’uomo.
Il volume di Antonio Sabetta – che taglia il traguardo delle dodici monografie
pubblicate – ricostruisce come i teologi hanno dato forma scientifica ed
accademica alle ragioni della fede. La prospettiva è prettamente storica: si
comincia con l’età patristica e con autori quali Tertulliano, Giustino,
Clemente, Origene, Eusebio, Agostino per poi proseguire con il medioevo dove
campeggiano le figure di Bonaventura e Tommaso d’Aquino. Segue la sezione più
ampia dedicata alla modernità, dove prende forma un’apologetica duratura
profondamente condizionata dalla critica della rivelazione di stampo deista e
illuminista, da Spinoza e Locke fino a Lessing; ci si sposta quindi sul
Novecento teologico dove sono analizzate le prospettive di alcuni modelli ed
autori significativi per la disciplina (da Blondel a Rousselot, Rahner,
Balthasar, Alfaro, Verweyen, Waldenfels). Infine l’autore propone una sua idea
di teologia fondamentale che raccoglie il cammino della storia e che in
definitiva si può riassumere attribuendo alla disciplina il compito di mettersi
in ascolto del proprio tempo per comunicare nei contesti della contemporaneità
perché, ancora oggi, può aver senso credere. Il volume in questione formula solo
l’istanza, ne seguirà un altro che declinerà l’idea articolata.
Il testo è in distribuzione presso tutte le librerie e gli store on line.
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