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18/7/2016
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Montemitro
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Diocesi Termoli-Larino
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Eventi
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1197
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24 luglio, inaugurazione del museo parrocchiale di Montemitro
In occasione dell'Inaugurazione del Museo parrocchiale, il Parroco di
Montemitro, Don Angelo Gabriele Giorgetta, ha inviato alla Diocesi di
Termoli-Larino, oltre al depliant del Museo, anche notizie della "Terra di
Montemitro", che riportiamo di seguito.
MUNDIMITAR / MONTEMITRO
Nel Molise ci sono paesi in grado di portarci oltre il tempo e lo spazio … Con
il proprio specifico “Na-Našo ” - antica lingua di origine slava – Montemitro,
San Felice del Molise e Acquaviva Collecroce, sono tre piccole minoranze
linguistiche a pochi chilometri dalla costa Adriatica.
Passeggiando tra i caratteristici vicoletti di Montemitro, si ha la percezione
di non trovarsi in Italia: ancora riecheggiano suoni slavi lontani. Si parla il
“ Na-Našo ”, che letteralmente vuol dire “a modo nostro ” /“Mi govoremo na našo
– Noi parliamo a modo nostro”/. Una definizione che racchiude il senso profondo
di questa lingua viva e resistente, portata in Molise fin dall ’inizio del 1500
dai profughi slavi in fuga dall’invasione turca nei Balcani.
Nel corso dei secoli il “ Na-našo ” si è evoluto sotto l ’influsso del dialetto
molisano, riuscendo a non estinguersi e diventando così la lingua identificativa
della comunità di Montemitro. Ad oggi è ancora la lingua maggiormente utilizzata
nei rapporti familiari e nelle relazioni interpersonali e si distingue per
differenti sfumature dalla lingua parlata negli altri due comuni.
Montemitro si trova a 508 metri s.l.m., su una collina che, a mo ’ di terrazza,
regala una splendida vista sulla vallata del Trigno: l’orizzonte si perde verso
la provincia di isernia, il promontorio della Maiella e il mare Adriatico! Le
case del paese si raggruppano attorno alla collina, circondata da una rigogliosa
vegetazione. Le strade del paese sembrano convergere tutte verso la parte più
alta dell ’abitato ,il centro storico, dove vi è una piccola piazzetta, e la
chiesa parrocchiale.
Montemitro esisteva già prima dell’ arrivo delle popolazioni croate. Il vescovo
Giannelli (1713- 1768) così scrive:
: All ’inizio del ’XI sec. d.C., su riferimento di Leone Ostiense, un certo
signor Benedetto insieme a sua moglie Marenda del castello di Monte Matulo, fece
un lascito di circa 90 ettari a questo monastero della chiesa di San Giovanni
che è situata ai confini dello stesso castello presso il fiume Trigno, dove fu
edificata la stessa chiesa con le altre cose riguardanti la chiesa stessa. Il
Castello, che qui si chiama Monte Matulo, suppongo sia lo stesso di questo
chiamato adesso Montemitro, per esserci tra Mitro e Matulo una piccola
differenza; e non essendoci un altro luogo lungo il Trigno che abbia una
denominazione simile, con il trascorrere del tempo e con la variazione degli
abitanti, ha sicuramente subito dei mutamenti. Un altro documento che testimonia
l’antica presenza di Montemitro è la concessione del feudo (1276) a Gentile
della Porta, figlio del Signore di Palata, al quale seguirono: Arancario, Capano,
Del Balzo, Valgnarnea, Arnone, Della Porta, Garofalo, Del Rossi, Minutolo,
Marmile, Del Vicario e Carafa. Dal secolo XV alla eversione della feudalità ebbe
in comune con Montefalcone le vicende e i titolari feudatari. Coppola dei Duchi
di Canzano fu l’ultimo feudatario e tenne Montemitro fino al 1806.
Anche il nome del paese è frutto di una evoluzione linguistica secolare: da
Monte Matulo (XI sec.) a Montis Mituli, da Mons Mitulus a Montis Mituli, da
Montis Mintuli a Montis Mileti, da Santa Lucia di Monte Mitulo a Monte Mirto, da
Montemitolo a Monte Mitolo (1702), infine da Casale di Montemitro a
semplicemente Montemitro (in “ Na-Našo ” Mundmitar), diventato comune
ufficialmente autonomo da San Felice del Molise il giorno 8 marzo 1902, quando
entrò in vigore la legge del 29 dicembre 1901. Comune che il 10 agosto 1908
arriverà a 1025 ab.
Montemitro & Santa Lucia.
Il forte legame della comunità di Montemitro è sia con la vecchia madre-lingua,
sia con la devozione dei suoi abitanti per Santa Lucia, patrona del paese.
Tutto ebbe inizio con l'invasione della penisola Balcanica da parte degli
Ottomani nel XVI secolo.
Migliaia di profughi, per salvare la propria vita e la propria fede, dalle coste
dalmate salparono alla volta delle coste italiane.
I territori del Molise, precedentemente colpiti da un grande terremoto (1456) e
da una terribile peste (1495), necessitavano di manodopera. Rimasti quasi
disabitati, i paesi si ripopolarono proprio grazie ai profughi slavi, i quali,
sbarcati dalle galee veneziane nelle foci dei fiumi Sinello, Trigno e Biferno,
furono assegnati al territorio di Montenero di Bisaccia e più precisamente
raggruppati a Montelateglia (l’antico “Mons Itiliens” ora colle del cimitero di
Tavenna - CB), dove si sentivano molto a disagio.
I feudatari Girolamo Carafa ed altri vollero ripopolare i paesi e chiesero
coloni slavi a Montenero. I primi capitolati furono redatti nel 1509 e gli slavi
partirono per Mafalda, Tavenna, Palata, Acquaviva, San Felice, Montemitro, S.
Biase, ecc… (1509-1555).
Da ciò che scrive Tommaso Giannelli, intorno al 1520 alcuni coloni slavi, da San
Felice si sono insediati nella Terra di Montemitro e da ciò che dice la
tradizione orale, portarono con sé una piccola statua lignea di Santa Lucia. Il
loro primo insediamento avvenne in una zona tuttora denominata “Selo ” (paese).
Vi costruirono una chiesetta dedicata alla Santa, oggi comunemente chiamata
"Cappella di Santa Lucia" in località "Fonte Grande", a circa 3 Km dal paese.
Molto probabilmente, a causa di smottamenti, dal 1702 la colonia slava di "Santa
Lucia" inizia a trasferirsi sull’attuale colle roccioso di Montemitro. Così si
esprime il poeta locale Mario Ugo Giorgetta: “Za te počet su iskal tvrdo – ter
su zabral ovi lipi brdo”. “Per edificarti hanno cercato la roccia – per questo
hanno scelto questo bel colle” (incisione su metallo collocata nella piazzetta a
ridosso della chiesa parrocchiale).
Le tracce del vecchio insediamento restarono così, nella nomenclatura del
territorio, nel sito dell’ attuale Cappella, ma soprattutto nella tradizione
orale della popolazione.
Intorno al 1930, ad un sordomuto di Montemitro appare la Santa che desidera la
ricostruzione della propria "dimora". Con l'inizio dei lavori nel 1932 e con i
restauri successivi vengono alla luce le fondamenta della vecchia chiesetta e
parte di un cimitero. Attualmente, la festa di Santa Lucia, oltre al 13
dicembre, viene celebrata nella prima domenica dopo Pasqua e nei venerdì del
mese di maggio, in modo particolare l'ultimo (festa patronale), per ricordare
l'arrivo degli antichi slavi, secondo la tradizione, proprio in un venerdì del
mese di maggio. La prima domenica dopo Pasqua è la cosiddetta “Festa della
Cappella”, caratterizzata da una processione che parte dalla Chiesa Madre e
arriva alla Cappellina della Santa. Una volta sul posto, dopo aver fatto i
tradizionali tre giri intorno alla chiesetta, viene celebrata la S. Messa. Segue
il Pic-nic generale, durante il quale si fa l’asta dei dolci che ogni famiglia
del paese ha preparato con cura.
Al termine di tutto, la processione riparte per il paese, sempre dopo aver fatto
i suddetti tre giri.
La Chiesa parrocchiale
Fatta edificare da don Lorenzo Giorgetta agli inizi del 1700, presenta due
portali in pietra di notevole pregio artistico e storico.
Il portale laterale in corso Santa Lucia, di stile gotico del 1300-1309, fu
trasportato dalla vecchia chiesa benedettina (citata dal vescovo Giannelli). Da
tale ingresso si accede in un piccolo museo, con epigrafi, quadri, ecc. in cui
abbiamo la testimonianza della ormai scomparsa chiesa sita presso largo
Sant’Angelo del 1770 e dell’estinta presenza benedettina, per la quale deve
leggersi: (Maltrius IItiliens Dono fecit hoc opus Anno Domini 1314 (Malterio
Itiliense in dono fece quest’opera nell’anno del Signore 1314).
Questo ingresso è caratterizzato dalla porta in legno a mo’ di “trittico
chinante” (vedi foto) attraverso la quale anche il vescovo e il feudatario si
dovevano chinare. Il portale principale (vedi copertina) è caratterizzato da un
“Pecten” al centro dell ’architrave ed è di epoca barocca della seconda metà del
1700 (stesso periodo si pensa sia il campanile)
L’interno della Chiesa si presenta ornato da nicchie con statue di pregevole
fattura e da una opera pittorica molto importante: una tela raffigurante Santa
Lucia di scuola napoletana del 1600, attribuibile ad Andrea Vaccaro, che
reinterpreta in maniera classicistica il naturalismo di Caravaggio.
(AD 2016 - Il Parroco)
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