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7/5/2010
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Roma
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Giuseppe Astore
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Politica
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Astore, piattaforme petrolifere: "danni incalcolabili in caso di incidenti in adriatico"
“Anche se le perforazioni offshore in Italia avvengono a profondità molto
inferiori (150-200 metri) rispetto ai 1500 metri dell’impianto della Louisiana,
i rischi legati all’attività estrattiva delle piattaforme petrolifere non
possono essere sottovalutati e le conseguenze di un incidente che si verificasse
in prossimità delle coste dell’Adriatico sarebbero catastrofiche per l’intero
bacino, stante la sua caratteristica di mare semichiuso ed il suo fragile
equilibrio ambientale”.
E’ questo il segnale di allarme lanciato dal Sen. Giuseppe Astore con la sua
interpellanza, firmata anche dai colleghi Senatori Della Seta, Ferrante e
Burgaretta Aparo, rivolta ai Ministri dello Sviluppo Economico e dell’Ambiente.
“L’esplosione della piattaforma petrolifera nel Golfo del Messico, oltre alla
perdita di vite umane, sta producendo negli stati americani della Louisiana e
della Florida uno sconvolgimento senza precedenti dell’ambiente marino e delle
attività economiche legate al mare. Secondo gli esperti gli effetti negativi di
questa catastrofe ambientale sulle coste potrebbero farsi sentire ancora tra 50
anni. Tale disastro – continua il Parlamentare – deve costituire un
monito per le istituzioni e le autorità competenti del nostro paese a valutare
attentamente i rischi di incidenti della stessa natura nei mari italiani”.
“Delle 115 piattaforme estrattive offshore italiane (99 dell’Eni e 16
dell’Edison) le principali si trovano in Adriatico e nel canale di Sicilia. A
queste vanno aggiunte le piattaforme mobili già operanti per la ricerca di nuovi
giacimenti, nonché le 16 nuove piattaforme, per la maggior parte appartenenti a
compagnie straniere come Northern Petroleum, Petroceltic e Puma, recentemente
autorizzate ad iniziare i sondaggi in Puglia, Emilia Romagna, Marche, Sicilia,
Sardegna, Abruzzo e Molise. Le ricerche sottomarine in corso e di prossimo avvio
nei fondali dell’Adriatico – dichiara il Senatore molisano – fanno
intravedere ulteriori e pericolose ricadute in un’area già fortemente
compromessa in termini di inquinamento derivante dalle attività di perforazione
ed estrazione del petrolio, da incidenti nel trasporto marittimo e dalle
operazioni di carico e scarico, bunkeraggio, lavaggio delle cisterne delle
petroliere”.
“Con la nostra interpellanza – spiega Astore – vogliamo sapere dal
Governo se le previste procedure di valutazione dei rischi legati all’attività
estrattiva in Adriatico sono state condotte con il massimo rigore scientifico e
fondate sul principio di precauzione ambientale e, in secondo luogo, se sono
stati attentamente analizzati e verificati i sistemi di sicurezza degli impianti
estrattivi offshore ed approntati adeguati piani di emergenza”.
Ma la questione centrale che gli interpellanti pongono è se, a fronte del
beneficio rappresentato dagli introiti petroliferi dell’area adriatica, il
Governo abbia correttamente valutato il rischio di una catastrofe i cui costi si
rivelerebbero difficilmente sostenibili dal punto di vista ambientale ed
economico.
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