20/4/2010
Roma
Giuseppe Astore
Politica
916

Sanità molisana, Astore: "fuga dalle responsabilità di Iorio e la sua maggioranza"

Dalla tragedia alla farsa. Con un classico “coup de theatre” il piano di rientro della sanità molisana scade in un teatrino delle marionette, dove i protagonisti rivelano scarso senso di responsabilità civica e istituzionale ai danni degli ignari cittadini cui si mistifica la realtà dei fatti. Senza alcuna voglia di rivestire il ruolo della Cassandra di turno, è bene ricordare come, alla fine degli anni novanta, ci furono alcuni, tra cui lo scrivente, che ponevano la necessità di riorganizzare e ammodernare le modalità di cura sul territorio. Allora non si parlava di chiusura di ospedali ma di avviare un percorso virtuoso in grado di creare più efficienza a fronte di minori costi. La riforma fallì principalmente per il populismo e l’arrivismo politico dell’attuale Presidente di Giunta che fece leva soprattutto sullo sterile e logoro campanilismo di alcuni consiglieri regionali. Al che non era difficile prevedere un deficit sempre più crescente e incontrollato della spesa sanitaria regionale. Nonostante che nel 2007, in virtù di un accordo, lo Stato si impegnò a ripianare gran parte del disavanzo accumulato concedendoci 340 milioni di euro, a condizione che la regione riportasse i bilanci in pareggio, il Molise ha continuato a fare orecchie da mercante. Anche le tanto sbandierate riforme del settore sono state ideate per vendere fumo anche se a caro prezzo; da sette ASL a quattro per arrivare a una: nulla è cambiato e migliorato nella galassia sanitaria regionale tranne la voragine del debito. Si arriva al 2009 quando il governo del suo amico Berlusconi commissaria la sanità molisana imponendo alla regione procedure e strumenti cogenti per onorare gli impegni presi per il rientro dall’ingente debito. Iorio si è reso conto che i tempi delle vacche grasse erano finiti: la sanità non può essere più il pozzo di San Patrizio da cui attingere per le sue clientele diffuse e ramificate in grado di generare consensi e successi elettorali. Anzi, anticipando probabili malumori e dissensi per gli inevitabili tagli non tanto ai posti letto nei nosocomi molisani, quanto al sistema ingegneristico e ramificato che alimenta il consenso, da “carnefice” si trasforma repentinamente e in modo camaleontico in “vittima” scaricando personalmente sul governo amico le colpe di un deficit che solo oggi scopre causato da un ingeneroso riparto di fondi che non tiene conto della specificità territoriale molisana. Inoltre, ispira le dichiarazioni sempre più frequenti e dai toni sempre più minacciosi di assessori e consiglieri regionali e di parlamentari che tentano in modo maldestro di scaricare sul sub Commissario Mastrobuono le responsabilità dei tagli. È ora di interrompere sul nascere questo tentativo fuorviante di nascondere la verità ai cittadini molisani che sono vittime di questo sistema che da molto ai pochi e poco ai molti. In questo momento occorre un sussulto di responsabilità a partire dai maggiori artefici di questa situazione disastrosa della sanità che per tanto tempo l’hanno minimizzata e oggi cercano improbabili colpevoli per distrarre l’opinione pubblica. Iorio e tutto il centrodestra hanno prima fallito clamorosamente nella gestione della sanità regionale e ora in maniera “pilatesca” e meschina si vogliono sfilare dalle pur necessarie azioni di riorganizzazione e di recupero dell’equilibrio economico. Se fosse già in vigore la riforma del federalismo fiscale voluto dalla Lega e sostenuto da Sacconi, Iorio non sarebbe più ricandidabile e con lui chi ha condiviso per un decennio questa politica dissennata di sperperi e di spese folli. Il centrosinistra non può godere di questa situazione ma dall’alto di un rinnovato senso di responsabilità verso le istituzioni e i cittadini deve riappropriarsi di un ruolo guida nell’elaborazione di un vero piano alternativo che sappia salvare la sanità molisana sull’orlo di un precipizio. Infine, bisogna battersi per la sua depoliticizzazione che elimini la gestione partitica della sanità poiché non si va da nessuna parte, soprattutto quando il sistema sanitario è visto solo come principale terreno di conquista di consensi che non includa per nulla la soddisfazione dei cittadini utenti.

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