05/12/2011 ● Cultura
L'ultimo sospiro del "crivellismo"
Il 5 dicembre 2011 le opere di Michele Greco da
Valona sono tornate nella parrocchiale di Santa
Maria Maggiore a Guglionesi, a conclusione di un
doppio ciclo di mostre culturali in Italia
(“Rinascimento danzante”, Celano (AQ), 29
luglio – 2 novembre 2011; “Michele Greco da
Valona”, Termoli (CB), 7 novembre – 3 dicembre
2011).
Nell’Insigne Collegiata di Guglionesi,
dunque, sarà possibile ammirare le opere molisane
del pittore albanese, che (finora?) ha lasciato
testimonianze artistiche tra Vasto (il trittico
della “Madonna con Bambino tra i santi Caterina
d’Alessandria e Nicola di Bari”, del gennaio
1505) e il comune molisano (“Madonna con
Bambino tra i santi Giovanni Battista e Adamo
Abate”, del giugno 1505; “Assunzione”,
dell’agosto 1505; “Madonna delle Grazie tra i
santi Sebastiano e Rocco”, del settembre 1505;
“Madonna con Bambino tra i santi Pietro e Paolo”,
opera non firmata datata al 1508). Dei quattro
capolavori guglionesani del Rinascimento
adriatico, nel Molise unici per epoca (1505-1508)
e per genere artistico, tre sono firmati dal
pittore albanese nel 1505.
L’interesse degli
studiosi si è recentemente concentrato, in
particolare, sul trittico della “Madonna con
Bambino e i santi Giovanni Battista e Adamo
Abate”, dalla desinenza artistica verso l’illustre
corrente crivellesca, che fa riferimento al
talento di Carlo Crivelli – “magistero Karolo
Crivellis pictore de Venetiis” – e dunque al gusto
crivellesco amplificato, soprattutto nel contesto
del territorio medio-alto adriatico, dai suoi
“seguaci”: Pietro Alamanno, Niccolò Alunno e altri
maestri del colore operanti tra le Marche,
l’Umbria e l’Abruzzo.
A differenza dei citati
“seguaci del crivellismo”, la radice del
linguaggio artistico di Michele Greco di Valona
(“Lavelona” nel riferimento esplicito alla
provenienza del pittore, come si legge sulle opere
autografate) riesce a sintetizzarsi, in
un’eclettica capacità di mediazione culturale, tra
gli stili che vanno dalla pittura post-bizantina
al primo Rinascimento veneto, un Rinascimento
ancora agli albori e che, lungo l’Adriatico, ha
visto tra i massimi esponenti la famiglia
Vivarini, i fratelli Crivelli (Carlo e Vittore) e
vari artisti emergenti in un ambito culturale che
va dalla scuola veneziana a quella ragusea e
dalmata di Zara, cioè sull’altra sponda
dell’Adriatico.
Nell’intreccio culturale tra
Occidente e Oriente all’artista Michele Greco da
Valona, grazie anche alle promozioni in atto con
mostre culturali e pubblicazioni dedicate di un
certo livello scientifico (è stato recentemente
pubblicato il catalogo d’arte “Rinascimento
adriatico”, edito dalla casa editrice Allemandi di
Torino), si va meritatamente riconoscendo la
“dignità di Maestro” del Rinascimento adriatico.
Restano avvolte nell’alone dell’incertezza
documentale sia le vicende umane sia la storia
artistica del pittore di Valona. Poco o nulla si
conosce in merito al soggiorno in Molise, benché
testimoniato dalle opere conservate a Guglionesi.
Tuttavia si trova una traccia significativa di un
certo “Michele Greco” in un atto conservato
nell’Archivio di Stato di Ascoli Piceno e redatto
il 16 luglio 1487 nella città marchigiana dal
notaio Giovan Battista Vichi (come riporta Liliana
Leopardi, studiosa della New York University,
nell’interessante ricerca scientifica
“Interpreting Carlo Crivelli's ornamental style”).
L’atto notarile interessa il grande maestro Carlo
Crivelli [“Magister Carolus (…) venetus civis
asclunesis”] e alla fine del documento si
legge: “(…) et Michele aliter dicto Greco
famulo dicti magistri Caroli”. Che il “famulo”
(in gergo si tratterebbe di un domestico di
famiglia, che potrebbe assolvere anche alle
funzioni di un “ragazzo di bottega”), annotato sul
documento del notaio Giovan Battista Vichi e dal
nome Michele “aliter dicto Greco”, sia proprio
l’artista di Valona? Alcuni autorevoli studiosi
sono pronti ad avallare l’ipotesi, pur
considerando l’aspetto storico di un'altra fonte,
documentata nella seconda metà del secolo decimo
quinto, che testimonia un (altro?) “Michele Greco
di Valona” impegnato, nel maggio del 1480, in
un’operazione militare di diserzione durante la
battaglia di Otranto.
Rivendicando con
orgoglio, su ogni opera autografa, la provenienza
albanese, la metafora artistica di Michele Greco
resta in parte celata dalla propria storia
culturale, che nulla rinnega delle percezioni
d’origini tanto da integrarle in un linguaggio
virtuoso di (pre)visioni rinascimentali attraverso
il suo capolavoro in assoluto (appunto la “Madonna
con Bambino e i santi Giovanni Battista e Adamo
Abate”), un trittico di indiscussa elevazione
artistica nel contesto dell’arte molisana del
primo Cinquecento e che agli occhi degli esperti
oggi appare come l’ultimo sospiro del
“crivellismo” in Italia. In definitiva l’eco
crivellesco più a sud in Italia, non tanto lontano
dalla sua Valona.
[Luigi Sorella, Commissione per la valorizzazione culturale del patrimonio storico-artistico della Diocesi di Termoli-Larino] - Articolo redatto per le comunicazioni istituzionali della Diocesi Termoli-Larino: http://www.diocesitermolilarino.it/news.php?id=541
Il trittico di Michele Greco da Valona, dopo oltre quarant'anni, restituito al culto