18/9/2008 ● Cultura
Umberto Bossi ed il nuovo federalismo
"Da oltre un decennio
verso la metà di settembre il capo delle Lega Nord Umberto Bossi guida i suoi
elettori e simpatizzanti lungo il corso del Po fino a Venezia dove versa
nell'Adriatico simbolicamente l'acqua attinta alle sorgenti del fiume, al
Monviso. La portata di questo gesto simbolico si sta trasformando di anno in
anno in un momento di aggregazione, di appartenenza territoriale. Certo gli
‘arrembaggi' su Venezia delle camicie verdi non sono ancora paragonabili alla
‘Marcia su Roma' delle camicie nere. Sta di fatto che nel prendere la parola
Umberto Bossi ha ribadito che il federalismo fiscale di cui si fa da qualche
tempo un gran parlare non è che il primo passo verso la secessione territoriale,
la creazione dello stato indipendente della Padania. I governanti italiani di
oggi, soprattutto il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ed il
Premier Silvio Berlusconi, debbono prendere sul serio, alla lettera, le
dichiarazioni del senatur, devono evitare cioè di considerare semplici iperboli
verbali il suo intento secessionista ed i vari attacchi allo Stato italiano, al
tricolore, all'Inno di Mameli, a Garibaldi.
Finora le massime autorità della Repubblica Italiana hanno intimato a Umberto
Bossi di non oltrepassare i limiti della libertà di pensiero, di espressione e
di azione garantiti ad ogni cittadino dalla Carta Costituzionale, e, nel suo
caso specifico, ad un eletto. Se la Lega non riuscirà a far valere la propria
versione del federalismo fiscale nel corso dei prossimi mesi, quando verrà
discusso nei particolari, ed inciterà i suoi seguaci alla rivolta fiscale, alla
disubbidienza civile o all'aperta delegittimazione dei rappresentanti dello
Stato Italiano, il potere giudiziario avrebbe ragioni precise per arrestarlo e
condannarlo, con il rischio tuttavia di trasformarlo in perseguitato politico.
Il che potrebbe fomentare atti di violenza sociale.
Alle ultime elezioni nazionali la Lega Nord ha conseguito buoni risultati ed in
Lombardia e nel Triveneto è assurto addirittura,in alcune zone, a primo partito.
Il Bossismo, quindi, non va visto come un semplice fuoco di paglia, com'è stato
il Qualunquismo nell'immediato dopoguerra. La Lega Nord ha un indubbio
radicamento territoriale ed Umberto Bossi è da due decenni ormai il portavoce
del malcontento della piccola e media borghesia settentrionale, - e persino di
una percentuale dei lavoratori-. Detta borghesia,divenuta ricca, desidera
salvaguardare il proprio ‘ particulare', per dirla con il Guicciardini.Vuole
cioè che le tasse che paga vengano usate per l'amministrazione e lo sviluppo del
proprio territorio. Attraverso Bossi essa esige un vivere ordinato,una società
moderna ed efficiente, l'utilizzo trasparente delle risorse finanziarie:
esigenze, tutte queste, che lo Stato unitario italiano, con sede a ‘ Roma
ladrona' non è, secondo la Lega, all'altezza di soddisfare.
Nell'Italia del secondo dopoguerra, dopo la morte di De Gasperi ed Einaudi è
prevalsa la concezione centralizzata dell'esercizio del potere, spesso non
ottemperando, nelle regioni a statuto ordinario, allo spirito ed alla lettera
della Costituzione. L'ex ideologo della Lega, il sociologo Miglio, si rifaceva
al pensiero federalista dello storico ed economista milanese Carlo Cattaneo(1801-1869),il
quale in libri come ‘La Città considerata come principio ideale delle istorie
italiane' si opponeva all'idea unitaria repubblicana di Giuseppe Mazzini o alla
monarchia anch'essa unitaria voluta da Camillo Benso di Cavour e realizzata da
Giuseppe Garibaldi e proponeva uno Stato repubblicano e federalista come modello
per la Nazione Italiana.
Il sentimento di appartenenza ai Sette Stati esistenti prima dell'inizio del
Risorgimento, permane anche dopo l'avvenuta unificazione della penisola
italiana. Amministrativamente viene messa in atto la ‘piemontesizzazione' di
tutto il territorio ed economicamente viene privilegiata la rivoluzione
industriale nella parte settentrionale del Paese. Le conseguenze nel Mezzogiorno
sono state catastrofiche: il brigantaggio dapprima e l'esodo emigratorio poi di
milioni di persone verso le Americhe. ‘ O briganti o emigranti' era nel secondo
Ottocento il detto dei contadini e dei braccianti meridionali. Il sentimento di
appartenenza alla stessa patria comincia ad affermarsi tra i soldati di diversa
provenienza regionale durante la prima guerra mondiale, e cresce durante il
regime mussoliniano.Ma è la TV di stato negli anni Sessanta che riesce a creare
ed a far accettare modelli collettivi, identitari e linguistici, a livello
nazionale. Malgrado questi fenomeni, il sentimento di appartenenza ad un
territorio specifico ( piu' o meno ai sette stati pre-unitari) è rimasto ed in
parte rimane ancora. Questo è il sostrato storico ed identitario al quale la
Lega ha saputo fare appello da circa due decenni. Si è dovuti arrivare al
malgoverno delle antilopi e delle bustarelle degli anni Settanta, alla
partitocrazia craxiana degli anni Ottanta, alla connivenza tra crimine
organizzato e potere politico in Sicilia e nelle regioni meridionali, a
Tangentopoli a Milano nel 1992-93, perchè il risentimento popolare nella parte
più prospera d'Italia, tartassata di tasse da uno Stato accentratore, lontano
geograficamente,ma presente con il suo apparato burocratico elefantiaco ed
inefficiente, esplodesse.
Anche se alleati per convenienza, prima Forza Italia e poi PdL di Silvio
Berlusconi da una parte e la Lega Nord di Umberto Bossi dall'altra, esprimono
visioni contrastanti dello Stato. Berlusconi è il continuatore del Craxismo
nella sua versione post-moderna, nell'età del computer e della TV in cui ‘the
medium is the message' ( il mezzo è il messaggio). Il consenso cioè si ottiene e
si mantiene attraverso i mezzi di comunicazione. Bossi esprime invece la
protesta sociale e viscerale di gente radicata ad un territorio specifico, la
Padania.È il comizio e la presenza sul territorio amministrato quello che conta
per la Lega Nord.
Resta da vedere e soprattutto da dimostrare se la Padania,come entità politica
autonoma, finirà col nascere e con il portare vantaggi alle regioni
settentrionali italiane. La nascita delle piccole patrie è veramente la risposta
all'inefficienza delle grandi nazioni? Non credo. I due referenda sulla
secessione persi dai nazionalisti quebecchesi nel 1980 e nel 1995, dimostrano
che l'appartenenza al Canada, nel loro caso, ed all'italia, nel caso della Lega
se mai si arriverà ad un referendum sulla secessione della Padania, finisce col
contare di più del risentimento. Appartenere ad un grande paese come il Canada o
l'Italia ha, malgrado tutto, più vantaggi che svantaggi.
Se mai negli anni a venire la Padania verrà ad esistere come paese autonomo,
dovrà vedersela con stati come la Germania, la Francia, l'Inghilterra, il resto
dell'Italia, la Spagna o con i giganti economici extra-europei. La Padania con i
suoi 25 milioni di abitanti sarà una media potenza, non farà piu' parte del G7 e
la sua economia, ed il suo tenore di vita, dipenderanno in gran parte dalle
decisioni prese dai grandi paesi.
Se il Bossismo non è che un pungolo per operare in tempi brevi riforme
costituzionali in senso federalista ha un suo ruolo storico preciso e venga
tollerato, malgrado le iperboli verbali e i turpiloqui del suo capo. L'italia,
dopo 60 anni di repubblica, ha un urgente bisogno di riscrivere la sua Carta
Costituzionale tenendo conto dei profondissimi cambiamenti occorsi come la
caduta delle ideologie. La Costituzione è in effetti un contratto sociale tra il
cittadino e lo Stato e deve corrispondere alla qualità dei tempi ed
all'evoluzione storica.
Riduzione delle 20 regioni esistenti a 8 compartimenti di 5-6 milioni di
abitanti ognuno, -ad eccezione della Sardegna - capaci di esprimere una classe
dirigente intellettuale, politica ed economica di qualità, pagamento delle tasse
ai comuni ed agli 8 compartimenti che ridistribuiscono sul proprio territorio le
imposte pagate per i servizi erogati, sussidarietà fiscale stabilita dallo Stato
federale tra i vari compartimenti, eliminazione delle province e di tutti gli
altri enti amministrativi inutili, perseguimento dell'efficienza nel terziario e
della meritocrazia nei vari settori, in particolare nell'ambito universitario,
guerra continua all'infiltrazione del crimine organizzato nell'economia, limite
a due soli mandati consecutivi di tutti gli eletti, elezione diretta del Primo
Ministro federale, esclusione dalla rappresentanza parlamentare dei partiti che
esprimono meno del 5% del voto, limite di 300 eletti alla camera dei deputati e
di 10 senatori per ognuno degli otto compartimenti (con conseguente eliminazione
dei 18 rappresentanti degli italiani residenti all'estero): ecco alcune proposte
per una nuova Costituzione e per un'Italia federale in sincronia con i tempi in
cui viviamo.
In conclusione, se Bossismo vuole dire un'Italia nuova, federale, ben venga il
suo contributo; ma se Bossismo significa rottura dell'unità nazionale
italiana,la magistratura metta in atto l'obbligo per ogni cittadino, soprattutto
se eletto alla Camera o al Senato, di rispettare i principi contenuti nella
Costituzione
Filippo Salvatore | News ITALIA PRESS
Prof. Concordia University, Montreal"