21/2/2020 ● Cultura
La "cittadinanza onoraria" di Guglionesi a Benito Mussolini
In un periodo di revisionismo “mediatico” dove ogni atto, documentato alla
memoria delle fonti archivistiche, è sottoposto al rischio di moralismo,
l’attribuzione delle “cittadinanze onorarie” tiene anche la politica, nonché un
certo civismo, (in)consapevolmente attiva sulla strettoia dello storicismo.
Scrivendo il capitolo “Il fascismo tra i contadini” nel libro “Non
solo un prete. Tra fascismo e democrazia” (Luigi Sorella, Palladino
editore, Campobasso, 2009), riportai alcune annotazioni dall’archivio storico
del Comune di Guglionesi per tracciare una sommaria stesura della cronaca
storica sugli eventi degli anni Venti dello scorso secolo, in particolare
richiamando l’episodio seguente: «L’11 novembre del 1923 il Consiglio
comunale di Guglionesi concesse la cittadinanza onoraria “a S. E. Benito
Mussolini”» (pag. 51).
Guglionesi conserva memoria della “cittadinanza onoraria” concessa al Duce
dal Consiglio comunale nel 1923, a seguito delle elezioni amministrative
(comuni e province) del 1922, cioè poco dopo la “marcia su Roma”, che generarono
la vittoria “(in)condizionata” di una destra prevalentemente fascista e la quale
riservò la “cittadinanza onoraria” a Benito Mussolini quasi ovunque tra i
presidi amministrativi dell’epoca.
A Guglionesi, inoltre, nello stesso periodo fascista al Duce fu dedicata la piazza
principale del centro storico (già “Piazza Grande”), poi denominata
“Piazza XXIV maggio”.
È storia! È anche la nostra storia locale!
Benché la cittadinanza onoraria è, nell'ordinamento giuridico, un
riconoscimento attribuibile anche “post-mortem”, i principi della Costituzione
della Repubblica Italiana hanno culturalmente superato il regresso storico –
magari non ancora le seduzioni di un certo revisionismo! – restituendo, anche
nel corso della storia, la dignità del suo processo democratico alla
“cittadinanza onoraria” nella memoria collettiva.
Da libro “Non solo un prete. Tra fascismo e democrazia”