15/4/2014 ● Libro
"Le traslazioni delle reliquie dei santi. Le carresi": viaggio nella pietà popolare
[Dalla prefazione al libro "Le traslazioni delle reliquie dei santi. Le
carresi" (Città Nuova, Roma, 2014, pp. 256), di Mons. Gianfranco De Luca,
vescovo della Diocesi di Termoli-Larino]
“Ciascuna porzione del Popolo di Dio, traducendo nella propria vita il dono
di Dio, secondo il proprio genio, offre testimonianza alla fede ricevuta e
l’arricchisce di nuove espressioni che sono eloquenti”.
Queste parole di Papa Francesco danno ragione dello stupore e del rispetto che,
spontaneamente, ho avvertito nascere dentro di me, nel partecipare ad alcune
manifestazioni della Pietà Popolare, tipiche del Popolo di Dio della nostra
Diocesi. Nel colore e nella, per me, inusuale gestualità che le caratterizza, ho
colto un profondo coinvolgimento emotivo e collettivo che mi hanno richiamato
immediatamente “ad altro”; mi hanno aperto il cuore al Mistero. È ancora il
Papa che mi aiuta a interpretare la mia sensazione interiore: “Si tratta di una
spiritualità incarnata nella cultura dei semplici. Non è vuota di contenuti,
bensì li scopre e li esprime più mediante la via simbolica che con l’uso della
ragione strumentale.”
Proprio l’esperienza vissuta nell’incontrare queste realtà, mi ha reso attento
ad esse, mi ha responsabilizzato nel volerle conoscere più a fondo, nel
custodirle nella verità della loro origine e valorizzarle nella potenzialità di
trasmissione della fede che hanno.
Ho scritto nel Direttorio Liturgico-Pastorale: “La Pietà Popolare è
una modalità legittima di manifestare la fede, un modo concreto di sentirsi
parte della Chiesa e partecipi della sua missione. In una società secolarizzata
è ancora un segno concreto della confessione del Dio vivente che agisce nella
storia e anche un canale di trasmissione della fede, veicolo di evangelizzazione
popolare. Però occorre esercitare una funzione di vigilanza, innanzitutto con
uno sguardo positivo che porta a cogliere le dimensioni interiori della Pietà
Popolare, a evidenziarne la matrice di fede che ne è l’origine, oltre che
purificarla da elementi sincretistici o paganeggianti. Se questo avviene ci si
accorge che essa costituisce un imprescindibile punto di partenza per la
maturità e la profondità della fede del popolo. In secondo luogo occorre essere
gelosi custodi di questa matrice e non permettere che l’elemento esteriore sfoci
in un folklore senza senso, incline a derive superstiziose, e a volte
irriguardoso nei confronti del Mistero che celebra.”
Questo studio a più voci, che presento all’attenzione e alla riflessione di
tutti, risponde a questa esigenza e a questo impegno. E una prima
concretizzazione per conoscere, custodire, promuovere, un’unica manifestazione:
La Traslazione delle reliquie dei Santi e le Carresi, che, in modi diversi, si
vive in alcune comunità della nostra Diocesi.
Ne danno lettura e resoconto con dovizia di particolari e di riferimenti storici
Giuseppe Mammarella e Luigi Sorella. Per la retta comprensione e il giusto
collocamento dell’origine e del significato di queste manifestazioni religiose è
fondamentale lo studio di Giuseppe De Virgilio che con dovizia di particolari e
rimandi biblici ci aiuta a cogliere come esse abbiano forti e profondi
riferimenti nel testo biblico, tanto da poter chiaramente affermare che proprio
in esso vadano cercate le loro origini e individuato il loro fondamento. Va
comunque superata una lettura “ideologica” riduttiva tendente a enfatizzarne le
origini pagane o a riferirle solamente al senso religioso dell’uomo. Gli
interventi di Marcello Paradiso e di Antonio Mastantuono aprono ad una lettura
della dimensione teologica e della dimensione antropologica di queste
manifestazioni della Pietà Popolare. Ne scaturiscono conseguenze pastorali che
vengono ben individuate e prospettate nell’intervento di Antonio Mastantuono e
saranno piste sulle quali siamo chiamati a fare un cammino comunitario.
Mi piace evidenziare che i contributi offerti in questo volume sono tutti di
persone della nostra Diocesi, due laici appassionati e competenti, tre
presbiteri qualificati e di sicura professionalità, docenti in Facoltà
Teologiche. Hanno in comune l’amore per questa Chiesa, la sua storia, le sue
tradizioni e la passione per la trasmissione della fede alle nuove generazioni.
Nel Direttorio Liturgico-Pastorale ho ancora scritto: “Quella delle
Carresi è un’antica tradizione che affonda le radici nella coniugazione del
sentimento religioso inverato nella fede cristiana e manifestato nelle forme di
una civiltà contadina. Costituiscono un patrimonio di fede e cultura intimamente
connesse, come tali vanno custodite, valorizzate e illuminate, perché continuino
a svolgere anche la dimensione pedagogica di trasmissione della fede e di fonte
identitaria delle singole comunità. Va con ogni cura evitato che vengano
consegnate al folklore, ma, pur nell’accoglienza di contributi diversi, vanno
gelosamente custodite nella loro natura di espressione autentica della
religiosità e della fede del popolo cristiano. Per questo è bene anche vigilare
su una eccessiva spettacolarizzazione e una esasperata competizione, che
rischiano di contravvenire al naturale rispetto degli animali, che nella civiltà
contadina sono alleati degli uomini e non strumenti di competizione, e che
snatura il senso della Carrese stessa. Va reso merito a quanti con sacrificio,
abnegazione e disinteresse si adoperano per tenere vive queste tradizioni.”
Ritengo che questo lavoro sia uno strumento concreto in questa direzione.
Ringrazio ciascuno di questi fratelli che hanno scritto il loro contributo e chi
con discrezione e spirito di servizio ha contribuito alla sua realizzazione.
Mons. Gianfranco De Luca, vescovo della Diocesi di Termoli-Larino