Al
Meeting di Rimini, tra gli oltre 2.000 giovani accorsi come volontari
per lavorare alla costruzione dell’evento, c’erano anche alcuni
amici molisani.
E’
bello scoprire che anche da qui qualcuno, nel pieno dell’estate,
parte dal suo paese per Rimini. E non per cercare lavoro: addirittura
per offrirlo! Per dare il suo tempo; e gratis. Chi sono?
Pasquale,
30 anni, ragioniere, è stato a Rimini dal primo giorno a lavorare per
il Meeting. Confessa con un sorriso che il suo pensiero spesso era
rivolto alla culletta di Carmine (nato appena venti giorni prima) e
alla sua Barbara, neomamma indaffarata tra pappe e pannolini.
Viviana,
28 anni, segretaria in uno studio dentistico, dopo un anno di lavoro,
anziché godersi una settimana supplementare di ferie, ha preso
alloggio a sue spese sulla riviera romagnola, si è sistemata in uno
stand del quartiere fieristico tra magliette e gadgets vari a vendere
souvenir.
Peppino,
31 anni, impiegato presso un’impresa edile, in sedia a rotelle a
causa di un incidente accaduto dieci anni fa, ha sgobbato le sue sei
ore e mezzo giornaliere nel gran caldo alla cassa di uno dei punti
vendita della fiera.
Angelo,
26 anni, commerciale in un’azienda di prodotti per l’edilizia, gli
ha fatto compagnia volentieri tra scontrini e confezioni regalo,
sorvegliando il cellulare (i clienti per fortuna non mancano, neanche
quando è in ferie).
Se
un amico li avesse chiamati nelle pause del lavoro domandando perchè,
chi glielo fa fare, cosa ci guadagnano, gli avrebbero risposto più o
meno così: «Lo facciamo per gratitudine e per convenienza:
gratitudine verso l’esperienza cristiana incontrata e per gli amici
che ci hanno reso la vita finalmente una vita da uomini; e convenienza,
perchè l’infinito (o l’eternità) che tutta la vita chiede
qui si impara a desiderarlo e a chiederlo quotidianamente, scoprendolo
possibile, anzi presente». A questo educa, il Meeting: «Il
tempo che passa non consuma l’ideale della giovinezza, ma serve a
costruire scampoli di eternità sulla terra e in questa vita. Cioè
un’umanità nuova, a cominciare da subito, da sè stessi. Nelle
favelas di Rio o nell’ufficio della ditta in cui lavori». L’eternità
di cui parlano non si misura a chili o a minuti: è un’altra
natura, un altro mondo che fa irruzione in questo mondo, nella storia,
insieme al fatto storico più inimmaginabile che sia mai accaduto: Gesù
di Nazareth, Dio (ciò che chiamiamo anche Destino, Felicità,
Bellezza, Verità) che si fa uomo per noi. La felicità che percepiamo
come promessa, e che tutti confusamente attendiamo, venuta a visitare
la terra per non lasciarla mai più. Questa febbre di vita fa i
conti con l’apparente contraddizione in cui sembra sfumare ogni
desiderio di grandezza. «Sappiamo infatti che la morte a settanta,
ma anche a quindici, venti o trent’anni è capace di negare tutto,
compreso l’entusiasmo degli scienziati convinti di essere a un passo
dal segreto della vita. La morte conosce e teme una sola sconfitta:
l’eternità introdotta nel mondo dall’ebreo Gesù; e i suoi passi,
come quelli di un gigante, risuonano nella storia fino a noi
attraverso la Chiesa, attraverso gli uomini che lo seguono».
Noi
che del Meeting pilucchiamo soltanto i dibattiti serali e i ritagli
dei telegiornali, e siamo abituati alla gazzarra mediatica e al
teatrino della politica, agli insulti e al terrorismo verbale (e non
solo) degli ultimi tempi, vedendo discutere amabilmente personaggi di
opposti schieramenti, ascoltando gli applausi riservati dal popolo di
Rimini tanto a uomini di destra che di sinistra, ad intellettuali e
imprenditori, a musicisti e ministri, osservando le facce e i gesti
cordiali, le strette di mano e la simpatia profuse in questi giorni,
abbiamo avuto davvero l’impressione, lo confessiamo, di essere
capitati su un pianeta sconosciuto: non saranno da cercare anche in
questa straordinaria capacità di dialogo e in questi incontri
imprevisti le prime avvisaglie di “un altro mondo in questo
mondo”, amici miei? Davvero sorprendente, se si considera poi che il
motore di tale dialogo non è affatto una posizione relativistica alla
Veltroni (per la quale tutti i valori si equivalgono), ma, al
contrario, un’identità forte, che non arrossisce neppure di fronte
alle accuse di integralismo che, a torto, ancora gli vengono rivolte.
Bene, ma quando il Meeting chiude? Il lavoro di ognuno, quello che
riprenderemo faticosamente a settembre di ritorno dalla calura dei
padiglioni di Rimini, ha per noi lo stesso significato dei giorni di
lavoro al Meeting: serve a costruire la gloria di Dio fatto uomo nel
mondo. Un pezzetto di più ogni giorno. E quel che più colpisce: per
tutti e contro nessuno.
Torna
sopra
Fuori
Porta
La proprietà
fotografica e letteraria appartiene ai legittimi proprietari
Web Design: ARS
idea studio