Individuare
una soluzione univoca sul restauro della facciata monumentale nella
chiesa di Sant’Antonio da Padova a Guglionesi non è un’operazione
semplice, tanto meno immediata.
La
sovrapposizione di elementi stilistici, diversi per cultura ed epoca,
la simbiosi costruttiva dei vari restauri operati sullo schema
originario, le apparenti distorsioni decorative di alcune soluzioni
stilistiche sembrano offrire una vasta gamma di scelta sugli
interventi, che risulterebbero più o meno rigorosi nel giudizio
storico e più o meno qualificanti in una definitiva e concreta
soluzione architettonica da restituire al monumento.
Per
tentare di entrare nel dibattito sui possibili interventi di restauro
è necessario partire dagli elementi tipologici conservati e,
soprattutto, dalla loro presenza temporale nella composizione
artistica del prospetto, che storicamente caratterizza l’edificio
sacro, nonché la stessa piazza del monumento e, più in generale,
Guglionesi. L’integrità urbanistica di questi segni, nell’identità
e nel patrimonio culturale del borgo, le vicende delle trasformazioni
e degli eventi avvenuti nei secoli suggeriscono una valutazione
accorta di ogni eventuale eliminazione o soluzione integrativa.
Lo
studio storico costituisce il metodo di indagine più
attendibile per la ricerca di una soluzione definitiva. Per soluzione
definitiva non s’intende una proposta che debba
necessariamente prevedere l’una o l’altra soppressione stilistica,
e non può essere esclusa a priori la completa conservazione della
facciata monumentale, così come oggi si presenta. L’assetto
architettonico attuale è composto di elementi originari, tardo
medioevali, quali il portale, la lunetta, le palmette della grande
finestra circolare; di elementi settecenteschi, quali la finestra
rettangolare, costruita all’interno dell’antica finestra circolare
e con gli stessi conci di quella medioevale; di elementi definibili
contemporanei - della prima metà del XX secolo - quali le guglie, le
nicchie e le lesene, in malta cementizia, nella parte mediana del
prospetto.
La
necessità di indicare una soluzione di intervento appare una esigenza
dello spazio urbanistico, una richiesta determinata dalla presenza del
monumento, che genera una delle piazze rappresentative del borgo. La
stessa conservazione dello stato attuale deve essere decisa, integrata
nello schema della facciata, in modo tale da restituire al luogo una
lettura architettonica definitiva, per valorizzare la storicità delle
trasformazioni stilistiche, eventualmente lasciate in vista. Ciò che
sembra un punto di partenza del dibattito, lo stato attuale, in
effetti potrebbe divenire una soluzione. Per convenire su una simile
decisione occorre una riflessione che passi attraverso diverse
proposte suggeribili e consenta di prevedere gli effetti derivanti,
non tanto dalla conservazione degli elementi intoccabili, quanto da
quelli considerabili come insignificanti sovrapposizioni stilistiche.
Gli elementi più irrilevanti nella lettura stilistica sono
posizionati, in effetti, su punti del disegno architettonico che non
determinano una interazione compositiva con le tracce più antiche, se
non nella finestra centrale. Forse l’intervento più sostenibile
appare il recupero dei conci della finestra circolare, i quali
potrebbero essere ricollocati nella originaria posizione, e
completarne, così, il disegno a palmette. Si dovrà smontare la
finestra settecentesca e ricostruire quella mediovale con materiale
più o meno simile. Ma, dal punto di vista storico, quanta coerenza
c'è in un intervento ricompositivo medioevale rispetto ad uno
distruttivo settecentesco, o in generale di un’altra epoca? Gli
studiosi del restauro non hanno una risposta che sia vera in assoluto,
...e in ogni caso! Spesso si cerca una compromesso architettonico e
strutturale degli elementi, che conduce a ritenere conservativo lo
stato di fatto in cui si opera. In questo contesto, nel caso di
Guglionesi, a salvaguardia della decorosità dei riferimenti
architettonici, gli eventuali restauri si ridurrebbero a limitati
interventi, quale un consolidamento nell’architrave del portale,
dove si apre una minacciosa frattura.